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Contributo del Partito Comunista di Grecia KKE al 17° IMCWP

"I compiti dei Partiti comunisti e operai per rafforzare la lotta della classe operaia contro lo sfruttamento capitalista, le guerre imperialiste e il fascismo, per l'emancipazione dei lavoratori e dei popoli, per il socialismo".

Istanbul, Turchia, 30 ottobre-1 novembre 2015

Cari compagni,

Siamo particolarmente felici di essere qui a Istanbul con voi per i lavori del 17° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai.

Vorrei sottolineare in particolare i legami incrollabili che legano i movimenti comunisti dei due popoli vicini, quello greco e quello turco. E colgo questa occasione per esprimere il nostro grazie al Partito comunista in Turchia di ospitare l'incontro di oggi.

Esprimiamo la nostra piena solidarietà con il popolo turco in lotta, il nostro sostegno alle famiglie delle vittime delle criminali provocazioni che hanno portato alla morte e a gravi lesioni centinaia di nostri fratelli ad Ankara, mentre stavano manifestando per la giustizia e la pace.

Recentemente, tutto il mondo ha volto lo sguardo sul mare tra Turchia e Grecia. Ha visto decine di migliaia di persone che cercano in ogni modo immaginabile di attraversare il Mar Egeo per raggiungere qualche isola greca dopo aver lasciato la costa turca, con l'obiettivo di dirigersi verso altri paesi europei, in cerca di un "futuro migliore".

Questo "passaggio" si è rivelato fatale per migliaia di persone, per tanti bambini affogati nella lotta contro le onde. Il fattore che ha portato così tante persone a sradicarsi dalle loro case ha un nome. E' la barbarie capitalista che crea le crisi economiche, la povertà e la disoccupazione, le guerre e gli interventi imperialisti.

Il KKE lotta contro le cause che portano alla fuga e all'immigrazione; lotta contro il nazifascismo e i suoi rappresentanti oggi in Grecia, che hanno cercato tra le altre cose di strumentalizzare questa importante questione delle ondate migratorie per seminare il nazionalismo, la xenofobia e il razzismo tra la gente.

Il nostro Partito invita il popolo, il movimento operaio e popolare ad essere vigili e intensificare la solidarietà con i rifugiati e gli immigrati, chiedendo:

- La fine degli interventi imperialisti e delle guerre di Ue-Usa-Nato. Nessuna partecipazione greca in esse.
- L'abolizione del Regolamento di Dublino, dell'accordo di Schengen, di Frontex e di tutti gli altri meccanismi repressivi dell'UE.
- No alle misure di repressione alle frontiere dell'Unione europea.
- Transito immediato dei profughi dalle isole e valichi di ingresso nei paesi di loro destinazione finale, sotto la responsabilità dell'Unione europea e delle Nazioni Unite.
- La creazione di centri di accoglienza decenti. L'aumento del personale e il potenziamento delle infrastrutture per il salvataggio, l'identificazione, l'assistenza e il transito sicuro verso i valichi di uscita del paese.

Cari compagni,

La nostra regione, la regione tra Europa e Asia, il Mar Nero e il Medio Oriente, la regione del Mediterraneo orientale attrae come un magnete centinaia di aerei e navi da guerra, così come ogni altro tipo di apparato militare.

Contingenti militari provenienti da decine di paesi, membri o meno della NATO, partecipano costantemente a esercitazioni militari e alcuni sono già stati impiegati in battaglie in Siria, Iraq, Ucraina, ecc. Quello che abbiamo descritto è solo la punta dell'iceberg dell'intensa concorrenza interimperialista, che mette in pericolo i popoli.

Questa è una competizione che riguarda la ripartizione delle materie prime, delle vie di trasporto delle merci, delle quote di mercato. In breve, riguarda il profitto capitalistico, che è la forza motrice della società capitalistica. Una società che si basa sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

Negli ultimi anni, a causa delle conseguenze delle controrivoluzioni nei paesi ex-socialisti e anche a causa della crisi del capitalismo che ha rimescolato le carte per via dello sviluppo capitalistico ineguale, possiamo vedere l'acuirsi della concorrenza interimperialista. Il cosiddetto "mondo multipolare", non è altro che un mondo di duri scontri interimperialisti, condotti con mezzi economici, diplomatici e militari, che come è noto "la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi".

Sappiamo tutti che in Ucraina c'è stato l'aperto intervento di Stati Uniti, Ue e Nato nel quadro della concorrenza con la Russia, mentre sono da lungo tempo rovesciati i rapporti precedenti di cooperazione e di integrazione all'interno dell'Unione Sovietica socialista. L'intervento degli Stati Uniti-Nato-Ue, basandosi su forze nazionaliste e anche apertamente fasciste, ha portato il paese al collasso e a uno spargimento di sangue indicibile.

Assistiamo a sviluppi simili nella regione del Medio Oriente, dove c'è stato il tentativo di dirottare e sfruttare l'anelito per i diritti sociali e democratici del popolo. Attraverso il veicolo della cosiddetta "primavera araba", abbiamo visto il tentativo di "ricomporre" le alleanze internazionali nella regione e di operare alcune modernizzazioni borghesi. Gli Stati Uniti, l'Unione europea e i loro "alleati" della regione, come i regimi autoritari del Golfo e della Turchia hanno addestrato e sostenuto i jihadisti dello "Stato islamico" al fine di far avanzare i loro piani.

Lo stesso vale per gli sviluppi in Siria, dove, dopo gli interventi di Ue, Stati Uniti e Nato, il nodo degli antagonismi è stato ulteriormente complicato dalla Russia. L'odore della polvere da sparo va oltre la regione del Medio Oriente e il Mediterraneo orientale è minacciato. Esiste un reale pericolo che l'intera regione possa esplodere.

Sono proprio queste grandi contraddizioni nella regione che aumentano il rischio di una generalizzazione dei conflitti militari, perché nella nostra regione più ampia stanno entrando in conflitto i vari centri imperialisti: gli Stati Uniti, la Nato e l'Ue, le vecchie e le nuove potenze emergenti come la Russia, la Cina, la Turchia, Israele, le monarchie arabe del Golfo, con un reale pericolo di una maggiore partecipazione di altri paesi, come la Grecia.

Il governo SYRIZA-ANEL in soli 7 mesi di governo ha proposto la creazione di una nuova base Nato-Usa sull'isola di Scarpanto, l'istituzione di un'unità di commando e controllo multinazionale a Creta, così come l'espansione e il rafforzamento della base di Suda. Sarebbe anche pronto ad accettare la richiesta degli Stati Uniti di stazionamento dei famosi droni dell'aviazione statunitense sul territorio greco e in particolare a Creta, con l'obiettivo di bombardare la regione e, naturalmente, creare nuove ondate di profughi e immigrati. Saranno ancora una volta i popoli a pagare il prezzo per questo, anche il popolo greco.

La questione della ZEE (zona economica esclusiva) porta più chiaramente alla ribalta il confronto selvaggio tra le potenze imperialiste, vecchie e nuove, fattore che rischia di intrappolare ulteriormente il nostro Paese nel pericolo di essere coinvolto in una guerra imperialista al fianco di una o dell'altra alleanza predatoria.

La partecipazione dei governi greci in questi piani serve gli interessi del capitale greco che mira ad aumentare la quota nella nuova spartizione dei mercati, cioè nella rapina ai popoli.
Il governo greco, per conto della borghesia greca, del capitalismo greco, sta avanzando l'obiettivo di trasformare la Grecia in un polo energetico e quindi coinvolgere il paese nella competizione per le vie di trasporto dell'energia e di condotte come il gasdotto trans adriatico TAP.

Non possiamo comprendere appieno questi sviluppi e, cosa importante, esaminare il da farsi se non studiamo alcuni fattori:

Ad esempio, il carattere sincronico della crisi economica del capitalismo negli ultimi dieci anni che ha colpito le maggiori potenze capitaliste. È dubbio che questi Stati possano conseguire una riproduzione allargata ai livelli pre-crisi. Questa crisi è dovuta alla natura del sistema capitalista e ne mostra i limiti.

In queste condizioni, accelerano i riallineamenti nei rapporti di forza tra gli Stati capitalisti. Stanno emergendo nuove potenze che cercano una nuova spartizione dei mercati a loro vantaggio. Ci provano con qualsiasi mezzo, economico e diplomatico, con compromessi e accordi fragili, ma quando ciò non è possibile è previsto il ricorso ai mezzi militari. E' così che funziona il sistema di sfruttamento capitalistico.

Che "la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi" è un'affermazione che conferma tutta la sua validità. Quando il sistema non può servire gli interessi predatori della classe dominante, ricorre alla guerra aperta. Ciò è stato dimostrato molte vole nella storia.

Non dobbiamo dimenticare che prima delle due guerre mondiali precedenti, erano scoppiate grandi crisi globali del capitalismo.

Si tratta di una grossolana inesattezza storica quella che viene detta e scritta nei libri di storia, nei manuali di economia politica borghese, impartiti come insegnamento nelle scuole e nelle università, ripetuta da varie forze socialdemocratiche, come SYRIZA in Grecia, proclamata ad alta voce dalle forze opportuniste nel movimento comunista, ossia che la grande crisi del capitalismo del periodo 1929-1932 sia stata risolta grazie alla gestione keynesiana! Questo espediente è usato per giustificare la formula di gestione antipopolare, la loro strategia antipopolare, come quella di SYRIZA nel nostro paese.

Infatti, la crisi è stata infine superata dall'enorme distruzione delle forze produttive nella seconda guerra mondiale e dall'economia di guerra conseguita. Queste non sono questioni teoriche e accademiche. Si tratta di questioni che devono essere apprese e comprese dai giovani. Si tratta di esperienze storiche che devono essere utilizzate per interpretare gli sviluppi attuali, capire dove stanno andando le cose, che cosa dovrebbe essere fatto per sbarazzarsi di questa barbarie.

Il sistema capitalista, soprattutto oggi quando è nella sua fase più alta e finale dell'imperialismo, non è in grado di offrire nulla di positivo ai lavoratori, ai popoli, ma solo un'intenso sfruttamento di classe, oppressione, cruda barbarie, crisi economiche e guerre.

Tutto ciò dimostra una grande verità ai popoli di tutto il mondo: che la crisi capitalista e guerra la imperialista vanno insieme.

Ecco perché oggi è estremamente importante lo slogan che "il popolo e in particolare i giovani non devono versare sangue per gli interessi del capitale, per gli sfruttatori".

E per quanto riguarda i lavoratori dei nostri paesi, non si illudano di essere tutelati dalla partecipazione dei nostri paesi nelle organizzazioni imperialiste, l'UE e la NATO, che sono accettate da tutti i partiti borghesi, liberali e socialdemocratici, di sinistra e destra, e in Grecia veicolate da tutti i partiti: da ND a SYRIZA fino alla nazista Alba Dorata.
Non si illudano di essere tutelati dalla logica coltivata dai vari partiti secondo cui le persone dovrebbero scegliere il blocco di potenze imperialiste, il blocco di alleanze geopolitiche internazionali per cui schierarsi.

Sono cose completamente diverse per il potere operaio e popolare, utilizzare le contraddizioni esistenti e i diversi interessi dei paesi capitalisti o aderire a un'alleanza imperialista, a un'unione di Stati capitalisti, con l'illusione che questo potrebbe beneficiare la classe operaia e il popolo e la prospettiva del potere popolare, il socialismo.

Crediamo che il movimento comunista debba utilizzare le contraddizioni interimperialiste con l'obiettivo di indebolire le alleanze imperialiste, destabilizzando il potere capitalista nel proprio paese o di un altro paese, che sia il paese aggressore o quello sotto attacco.

Per un PC utilizzare correttamente le contraddizioni interimperialiste significa non lasciarsi intrappolare nei piani di qualsiasi centro imperialista, difendere gli interessi vitali della classe operaia nel proprio paese, nella regione e a livello internazionale.

In questa direzione, il KKE cerca di evidenziare attivamente le conseguenze per la classe operaia e popolare della partecipazione del nostro Paese nelle unioni imperialiste, nei loro interventi, nella guerra imperialista. Noi combattiamo contro gli slogan nazionalisti e irredentisti. Lottiamo per isolare le forze fasciste e i sostenitori dell'euro-atlantismo, per isolare tutti coloro che operano in funzione dello sviluppo di una "corrente favorevole alla guerra".

Il nostro Partito pone direttamente la questione del ritiro della Grecia da tutte le alleanze imperialiste, come la Nato e l'Ue, sottolineando che tale ritiro può essere garantito dal potere operaio e popolare, dal percorso di sviluppo socialista.

Allo stesso tempo, sottolineiamo che la lotta per la difesa dei confini, dei diritti sovrani della Grecia, dal punto di vista della classe operaia e degli strati popolari, è indissolubilmente legata alla lotta per il rovesciamento del potere del capitale e, naturalmente, non ha nulla a che fare con la difesa dei piani dei diversi poli imperialisti o dalla difesa della redditività dei vari consorzi monopolisti.

La classe operaia, gli strati popolari e la loro gioventù, a nostro avviso, hanno una sola scelta: devono mettere fine al sistema che dà origine allo sfruttamento, alle crisi e alle guerre; dirigere le forze militanti insorgenti verso il rovesciamento del capitalismo e la costruzione della nuova società socialista.

Cari compagni,

Oggi la borghesia, beneficiando del saldo negativo di forze a noi sfavorevole a livello internazionale, sta portando avanti un'offensiva ideologica, sta cercando di conquistare non solo la tolleranza passiva ma il sostegno attivo delle masse della classe operaia e popolare per i suoi piani imperialisti, per le questioni inerenti agli interventi imperialisti e alle guerre.

A tal proposito, al di là della questione della difesa della "patria" vengono utilizzati altri nuovi pretesti come la "promozione della democrazia", le "ragioni umanitarie", la "guerra al terrorismo", la "lotta alla pirateria", "la non diffusione di armi di distruzione di massa", la "prevenzione dell'immigrazione e dei rifugiati", la "tutela delle minoranze religiose e nazionali", ecc.

Purtroppo, ci sono ancora forze che si definiscono "di sinistra", "progressiste" e laburiste, che accettano tali pretesti imperialisti.
Riteniamo che le forze che partecipano al Partito della Sinistra europea e hanno votato a favore dell'intervento della Nato in Libia e accettano gli argomenti imperialisti per quanto riguarda la Siria, hanno enormi responsabilità. Avevano un atteggiamento simile rispetto i precedenti interventi imperialisti in Jugoslavia, Afghanistan e Iraq.

Nelle condizioni in cui si stanno acuendo le contraddizioni interimperialiste, i lavoratori non devono nutrire illusioni che sia possibile evitare la guerra tramite "tavole rotonde" o "sistemi di sicurezza regionali". Gli avvenimenti in Siria, Ucraina, ecc, dimostrano che quando il "percorso di pace" per la risoluzione del problema della spartizione dei mercati resta nell'ambito del capitalismo, dell'imperialismo, resta una sola via d'uscita: la nuova divisione dei mercati e delle sfere di influenza con la violenza, i conflitti militari, nuove guerre imperialiste.

Il movimento comunista deve avere una posizione ideologica-politica di classe decisamente indipendente e lottare contro ogni tentativo di cooptare le persone agli obiettivi delle borghesie, siano esse sezioni vecchie o emergenti della classe borghese.

E' particolarmente importante per il movimento comunista avere un fronte ideologico-politico coerente contro ogni potenza imperialista, indipendentemente da come si presenti.

Cari compagni,

Non dobbiamo trascurare il fatto che, nel contesto di aspra concorrenza, che alternativamente si esprime come guerra economica, politica o diplomatica, c'è il confronto sul Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP). Il TTIP sta procedendo molto lentamente, poiché sezioni delle borghesie francesi e tedesche ritengono che le proposte degli Stati Uniti siano un "cavallo di Troia", al fine di garantire l'egemonia statunitense in Europa nel medio termine.

Le recenti azioni degli Stati Uniti per denunciare lo scandalo delle emissioni inquinanti della Volkswagen e i tentativi similari sui fondi illegali di Siemens sono esempi dell'acuirsi della concorrenza tra Stati Uniti e Germania nella sfera dell'economia. Sta diventando evidente che la pressione degli Stati Uniti in Germania è in aumento, al fine di far avanzare il TTIP.

Un altro fronte è il confronto in corso all'interno della stessa Unione europea intorno a questioni dell'ulteriore approfondimento o meno dell'unificazione capitalistica, dove la Francia, l'Italia e in modo più discreto la Gran Bretagna (nel medio periodo) contestano il primato della Germania.

Inoltre, il confronto di Usa-Ue contro la Russia a riguardo dell'Ucraina è una questione particolarmente importante, collegata alle politiche energetiche in Europa e altrove.

Un altro aspetto importante è l'aggravamento delle contraddizioni tra Usa e Cina, nella prima fase sul piano economico mentre vi è un'intensa attività sul piano militare e per il controllo del Pacifico.

All'interno del quadro della competizione tra Stati capitalisti più o meno forti, restano irrisolte una serie di contraddizioni e conflitti per la delimitazione dei diritti sovrani nella regione del Mediterraneo orientale, che è ricca di idrocarburi. Esempi caratteristici ne sono: la guerra tra Israele e Libano, la questione di Cipro, la questione palestinese e la contraddittorietà delle relazioni tra Israele e Turchia.

Tutti questi aspetti concorrono al pericolo di uno scontro imperialista generale nel Medio Oriente, in Eurasia e nel mondo in generale e sono giustamente fonte di preoccupazione per i comunisti.

Cari compagni,

E' vero che la borghesia del nostro paese non è unita per quanto riguarda quale formula contribuisca alla ripresa capitalista nel modo più rapido e stabile. Questo è vero anche per la borghesia a livello europeo e internazionale. Si sta manifestando l'intero spettro di contraddizioni interimperialiste nelle varie formule e variazioni. Si modificano spesso assi e contro-assi, mentre risulta chiaro che il sistema capitalista, in particolare nell'Europa capitalista, non potrà più utilizzare le misure keynesiane, gli investimenti produttivi statali e le prestazioni sociali, nello stesso modo che in passato per stimolare i mercati.

Le formule di gestione liberale e keynesiana della crisi si confrontano su questo terreno, entrambe tuttavia con le stesse finalità di classe. Questi modelli di gestione si sono spesso alternati nel corso del 20° secolo e, naturalmente, non hanno impedito cicli di crisi economica, decine di guerre locali per la spartizione dei mercati o per modificare le prime posizioni nella piramide imperialista.

La natura della strategia e della tattica dei partiti non è determinata dal modo in cui si definiscono ideologicamente (sinistra, socialista, comunista), ma da come si comportano in relazione agli interessi fondamentali delle classi nella società e in particolare in relazione alle due principali classi opposte: la borghesia e la classe operaia. Inoltre è definita dal modo in cui trattano gli ceti sociali intermedi, caratterizzati da significativa stratificazione e differenziazioni di interessi, nonché da una certa comunanza di interessi con la classe operaia.

Una politica di sostegno degli interessi generali della classe borghese è stata seguita non solo dai partiti liberali borghesi ma anche dai partiti di sinistra, socialisti o addirittura comunisti che invitano la classe operaia e gli strati popolari a contribuire e sostenere gli obiettivi della classe capitalista, quali: la "ricostruzione produttiva", la "valorizzazione della produzione e dell'economia nazionale", la "modernizzazione", le strutture economiche e politiche borghesi, ecc. In altre parole, stanno spingendo il popolo a lottare sotto una falsa bandiera, invece della propria, inducendolo a scegliere tra i vari governi antipopolari per la gestione del sistema.

Come accade anche nel nostro paese, mentre i partiti borghesi e socialdemocratici più vecchi sono in declino, le persone vengono intrappolate nella questione del governo, nella riforma del sistema politico borghese.

In queste condizioni possiamo osservare la fluidità e la mobilità nei partiti borghesi, sia di quelli a ideologia liberale che socialdemocratica.

Nelle condizioni di crisi economica prolungata in Grecia, abbiamo visto da un lato l'emergere del nazionalsocialismo-fascismo come partito parlamentare, staccatosi da Nuova Democrazia, e d'altra parte il raggruppamento della socialdemocrazia, attraverso la formazione di SYRIZA, anche assimilando forze opportuniste che erano sorte nel corso degli ultimi 25 anni.

Permane nello frattempo una fluidità nel centro-sinistra, tra la socialdemocrazia del PASOK, e nel polo opportunista la corrente del movimento comunista (ANTARSYA, Unità Popolare e altre forze che si proclamano come nuovo partito rivoluzionario dei lavoratori).

Il nostro partito studia questi riallineamenti che hanno avuto conseguenze negative anche sull'influenza elettorale del KKE nel corso degli ultimi 3 anni, nonostante il partito mantenga forze significative nel parlamento nazionale e in quello comunitario e soprattutto la capacità di intervenire in modo militante in situazioni di ripiego e combattività del movimento. Il KKE è in grado di influire sulle forze sociali ben oltre la sua influenza elettorale: nelle lotte degli operai, dei contadini e del popolo per la loro sopravvivenza.
Certi "sostenitori" apparentemente interessati al rafforzamento del KKE, ci criticano (con un tono meno aspro dopo l'esperimento fallito di SYRIZA) perché non intendiamo promuovere la cooperazione con SYRIZA o con alcune sezioni di essa nell'obiettivo di arrestare la spirale discendente degli standard di vita del popolo e solo successivamente affrontare la lotta verso il socialismo.

Essi propongono di adottare nuovamene una linea politica che è già stata provata e testata in Grecia, ad esempio con la cooperazione con il governo di George Papandreou dopo la liberazione nel 1944 o il sostegno fornito all'Unione di Centro dall'EDA (il Fronte Unito della Sinistra dove erano attivi i comunisti) nel 1960 prima della dittatura militare. In molti stati capitalisti europei prima della crisi sono state testate forme alternative di gestione del sistema (sono state sperimentate sia formule di centro-sinistra che formule di centro-destra) con la partecipazione di partiti comunisti e altri partiti opportunisti, di rinnovamento, come amano definirsi, partiti sorti dalle scissioni dei PC. Abbiamo visto all'opera persino governi con la partecipazione di partiti di estrema destra, come in Austria, Paesi Bassi, Norvegia, ecc, anche se relativamente di breve durata. Abbiamo visto alternanza tra partiti con differenti formule di gestione borghese pure in America Latina.

Ci propongono di ignorare il rapporto tra politica ed economia; ci dicono di dimenticare che i monopoli prevalgono ovunque nell'economia e sulla sovrastruttura e vengono rafforzati dalla centralizzazione del capitale; di trascurare che l'integrazione della Grecia nell'Ue, in realtà, impone maggiori impegni e dipendenza, nuove restrizioni e cessioni di diritti e poteri.

Essi suggeriscono di scordare il fatto che i rapporti capitalistici sono estesi alla produzione agricola, all'istruzione, alla salute, alla cultura, allo sport, ai mass media; che c'è una maggiore concentrazione di capitali nella produzione, vendita al dettaglio, edilizia, turismo. Che con l'abolizione del monopolio statale nel settore delle telecomunicazioni, dell'energia e dei trasporti, si sono sviluppate le imprese basate sul capitale privato. Colossi monopolistici europei sono pronti a balzare sulla preda come corvi, per acquistare immobili, aziende, terreni, mentre monta l'interesse attorno alla prospettiva di estrazione di idrocarburi nei mari Egeo e Ionio e nella regione meridionale di Creta.

Dovremmo dimenticare che i capitalisti, i monopoli sono la classe economicamente dominante, mentre il governo e il parlamento sono i loro strumenti.

E che SYRIZA, come partito di governo, accetta i monopoli, l'Unione europea, le imprese capitalistiche, la loro competitività, come forza motrice dell'economia.

SYRIZA ha svolto un ruolo particolarmente importante per la classe borghese, soprattutto al fine di evitare l'instabilità politica in condizioni di una prolungata crisi economica e di forte riduzione delle entrate salariali e pensionistiche. Solo un partito con riferimenti socialdemocratici, come SYRIZA, poteva contenere la protesta popolare di massa, come ha ammesso lo stesso Juncker.

Alcuni partiti, di varie sfumature politiche, hanno elevato come questione principale, attorno alla quale costruire la base per la cooperazione delle forze anti-memorandum, la questione di affrontare la situazione "neo-coloniale" che avrebbe avvolto il Paese, che sarebbe sotto tutela e sotto il tallone della Troika. Si dice che il paese abbia perso o sia prossimo a perdere il suo status e l'indipendenza nazionale.

Certo, la Grecia ha una posizione subordinata all'interno delle alleanze imperialiste a cui partecipa (Ue, Nato, Fmi, ecc). Questa posizione, tuttavia, deriva dalla sua forza economico-politico-militare come stato capitalista. E' dalla forza di ognuno che discendono rapporti ineguali tra stati capitalisti-alleati (relazioni antagoniste che possono anche portare alla rottura e alla guerra), che non negano la base comune dell'alleanza. La storia ha dimostrato i pericoli legati allo sviluppo ineguale degli stati capitalisti: i rapporti antagonistici ineguali quando non vengono risolte le differenze con metodi politici ed economici, portano questi stati a scegliere metodi militari, la guerra, la violenza di stato. Il capitalismo non solo promuove l'internazionalizzazione del capitalismo, le varie forme di unioni imperialiste, formali o informali, e non è solo permeato di cosmopolitismo, ma anche di nazionalismo e tensioni belligeranti.

Tutti i partiti vedono il problema greco come un problema europeo. Questo punto di vista è accompagnato dalla tesi che non ci possono essere cambiamenti a livello nazionale favorevoli al popolo, al di là dell'alternarsi di governi, vale a dire i cambiamenti nel personale politico del sistema e non nell'economia. Pertanto il popolo non può lottare per un'altra società socialista. Si favorisce la visione utopica e compromissoria che i cambiamenti radicali, si verificheranno contemporaneamente in tutta Europa o in tutto il mondo oppure da nessuna parte. I governi di "sinistra", come SYRIZA-ANEL, con questo slogan, chiedono la conciliazione verso il nuovo deterioramento del tenore di vita delle classi operaia e popolare.

La Grecia oggi ha un grande potenziale produttivo non utilizzato, che può essere liberato solo attraverso la socializzazione dei mezzi di produzione da parte del potere operaio e popolare, con la pianificazione centrale scientifica della produzione e il controllo operaio a tutti i livelli della sua organizzazione.

Abbiamo avanzato l'idea che esistono oggi i presupposti per soddisfare non solo i bisogni del popolo in generale, ma anche i bisogni contemporanei. Che si può abolire la disoccupazione, ridurre l'orario di lavoro, aumentare il tempo libero. Per garantire un futuro certo ai figli dei lavoratori, per migliorare in modo stabile e sostanzialmente gli standard di vita del popolo. In modo che lo sviluppo non entri in conflitto con l'ambiente, in modo che la salute si basi sulla prevenzione, perché vi sia una rete estesa di servizi esclusivamente pubblici e gratuiti, e molto altro. La famiglia e soprattutto le donne devono essere liberate dalla cura esclusivamente privata di bambini, anziani e malati cronici. Dovrebbero esser previsti estesi servizi sociali per sostenere la maternità e azioni positive per conciliare la maternità con il lavoro sociale, in modo che le donne abbiano più tempo a disposizione per l'attività culturale e sociale e per partecipare al controllo operaio.

La Grecia possiede importanti fonti energetiche nazionali, ingenti risorse minerarie, produzione industriale, artigianale e agricola in grado di soddisfare gran parte dei bisogni della popolazione, in particolare per soddisfare i bisogni di cibo ed energia, trasporti, la realizzazione di opere infrastrutturali pubbliche ed edilizia popolare. La produzione agricola è in grado di sostenere l'industria nei suoi diversi settori.

La posizione sostenuta da SYRIZA e da altri partiti che richiedono un nuovo "taglio" del debito, adottando la posizione del Fmi, è completamente diversa dalla posizione del KKE a favore della risoluzione unilaterale di tutto il debito e non della sua riduzione con equivalenti, nuove misure, nuovi memorandum, nuovi programmi antipopolari, privatizzazioni dei settori strategicamente rilevanti e di proprietà statale, ecc.

L'uscita dalla zona euro, come proposto da alcuni, o l'idea che l'euro non sia un feticcio, non hanno nulla a che fare con la posizione del KKE di disimpegno dall'UE.

La tesi del KKE che non ci debba essere alcuna partecipazione a nessuna unione imperialista, cosa garantita dal potere dei lavoratori, è completamente diversa dalla posizione di uscita dall'Unione europea per agevolare la partecipazione di altri centri capitalistici.

La proposta del KKE di governo del potere operaio e popolare non ha nulla a che fare con la proposta di SYRIZA di un governo di "sinistra". Soprattutto ora che il popolo greco ha avuto modo di sperimentare sulla propria pelle "un primo e un secondo governo di sinistra", che vota per i memorandum e le misure antipopolari.

Nel primo caso stiamo parlando del cambiamento radicale del potere politico, nel secondo parliamo di un mero cambiamento di governo, che opererà all'interno della stessa struttura dei governi precedenti, poiché sono i monopoli e il capitale a determinare le decisioni e le scelte fatte per la ripresa economica.

Compagni,

Il nostro partito a partire dall'inizio degli anni 1990 ha affrontato la visione riformista e opportunista che stiamo vivendo nell'era del ritorno al liberalismo, denominato neoliberismo. A questo punto di vista consegue che sia necessario stabilire un fronte anti-neoliberista. Questa posizione è dominante anche oggi e anzi viene persino usata per spiegare la causa fondamentale della crisi. Si tratta di una costruzione ideologica che è ampiamente utilizzata da SYRIZA e dalla socialdemocrazia in generale. Abbiamo esposto, con argomenti concreti, che l'abbandono della gestione keynesiana è stata una scelta obbligata per rispondere alle esigenze del capitale di riproduzione allargata, dopo la crisi generale all'inizio degli anni 1970.

Tuttavia, molti PC hanno promosso con entusiasmo i programmi keynesiani e su questa base la cooperazione con la socialdemocrazia. Questa posizione era basata sul fatto se la socialdemocrazia fosse attirata dal neoliberismo o meno. In questo modo, il fronte ideologico ad essa contrario è stato molto indebolito. In nome dell'unità della classe operaia (che guardava alla creazione di governi insieme con la socialdemocrazia o una parte di essa) i PC hanno attuato gravi concessioni ideologiche e politiche, mentre le dichiarazioni di unità da parte della socialdemocrazia non guardavano al rovesciamento del sistema capitalista ma alla sottrazione della classe operaia dall'influenza delle idee comuniste e all'alienazione di classe.

La grande eredità leninista è puntuale: la lezione che la vittoria della classe operaia, degli sfruttati, e anche lo sviluppo della lotta di classe non è possibile senza una lotta contro l'opportunismo, implacabile e senza compromessi. Che il contenuto della lotta era diverso nelle condizioni di sviluppo della rivoluzione borghese e che è differente oggi nell'era della transizione dal capitalismo al socialismo, nelle condizioni della fase suprema del capitalismo.

In ogni caso, nessun partito può diventare un partito di governo, se non fornisce le credenziali ai capitalisti come classe, al suo personale nazionale e internazionale. Ciò è stato confermato dalle azioni di SYRIZA. E' un mito che il suffragio universale nel capitalismo possa cambiare i rapporti di forza tra le classi contrapposte. Per questo motivo la questione se un governo basato sul parlamento possa contribuire ad avviare il processo rivoluzionario è infondata e utopica, diremmo completamente fuorviante sulla base dell'esperienza del 20° e della prima parte del 21° secolo.

Il KKE ritiene importanti tutte le forme di lotta in condizioni non rivoluzionarie, come quella di oggi, e utilizza la lotta elettorale e la sua presenza parlamentare per informare il popolo, per denunciare ciò che viene pianificato a sue spese, per impedire, per quanto possibile, sulla base dei rapporti di forza, le misure antioperaie e antipopolari, soprattutto per rafforzare la lotta di classe in modo che venga compresa dal numero più ampio di persone la necessità di conflitto totale.

In questo contesto, il KKE si concentra sul raggruppamento del movimento operaio e popolare, la costruzione dell'alleanza sociale, la crescita della lotta di classe, l'espansione dei legami del partito comunista con le nuove forze di lavoratori e lavoratrici, contadini e lavoratori autonomi, soprattutto con i giovani e le donne delle famiglie popolari, la costruzione di cellule di partito robuste in tutti i luoghi di lavoro, in tutti i settori strategici dell'economia.

La lotta contro il capitalismo, contro gli interventi e le guerre imperialisti, il nazismo e il fascismo che stanno di nuovo alzando la testa, richiede partiti comunisti forti nei nostri paesi, con una strategia di conflitto e di rovesciamento del sistema, con il coordinamento e l'azione congiunta, garantendo soprattutto l'attività strategica comune e la preparazione delle forze per lottare contro lo sfruttamento capitalistico, la barbarie imperialista e per spianare la strada per l'unico futuro di speranza per l'umanità, il socialismo.

Oggi è il momento che determinerà l'esistenza, la conservazione e il raggruppamento dell'avanguardia rivoluzionaria, in modo che sia in grado di dirigere la classe lavoratrice e le masse popolari verso la soluzione rivoluzionaria, quando l'umore delle masse e la situazione sia matura a causa dell'acuta crisi generale del potere borghese.

Il KKE, che ha assunto la responsabilità di organizzare incontri internazionali dopo le controrivoluzioni, proseguirà l'impegno, nonostante le difficoltà, sia all'interno degli Incontri Internazionali e anche attraverso altre forme, che a nostro avviso, non solo non entrano in contraddizione con gli IMCWP ma agiscono per rafforzare e promuovere l'attività congiunta e la formazione di una strategia rivoluzionaria unitaria del movimento comunista, sui principi del marxismo-leninismo e dell'internazionalismo proletario.

Come ha scritto il grande poeta comunista turco, Nazim Hikmet: "Abbiamo una forza secolare... Ci ergeremo vittoriosi anche se i nostri sacrifici sono grandi..." In questo mondo marcio "questa nave di pirati affonderà, contro i flutti o all'inferno, naufragherà. E costruiremo un mondo pieno di speranza, libero".

 

 

30.10.2015

Cari compagni,

Siamo particolarmente felici di essere qui a Istanbul con voi per i lavori del 17° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai.

Vorrei sottolineare in particolare i legami incrollabili che legano i movimenti comunisti dei due popoli vicini, quello greco e quello turco. E colgo questa occasione per esprimere il nostro grazie al Partito comunista in Turchia di ospitare l'incontro di oggi.

Esprimiamo la nostra piena solidarietà con il popolo turco in lotta, il nostro sostegno alle famiglie delle vittime delle criminali provocazioni che hanno portato alla morte e a gravi lesioni centinaia di nostri fratelli ad Ankara, mentre stavano manifestando per la giustizia e la pace.

Recentemente, tutto il mondo ha volto lo sguardo sul mare tra Turchia e Grecia. Ha visto decine di migliaia di persone che cercano in ogni modo immaginabile di attraversare il Mar Egeo per raggiungere qualche isola greca dopo aver lasciato la costa turca, con l'obiettivo di dirigersi verso altri paesi europei, in cerca di un "futuro migliore".

Questo "passaggio" si è rivelato fatale per migliaia di persone, per tanti bambini affogati nella lotta contro le onde. Il fattore che ha portato così tante persone a sradicarsi dalle loro case ha un nome. E' la barbarie capitalista che crea le crisi economiche, la povertà e la disoccupazione, le guerre e gli interventi imperialisti.

Il KKE lotta contro le cause che portano alla fuga e all'immigrazione; lotta contro il nazifascismo e i suoi rappresentanti oggi in Grecia, che hanno cercato tra le altre cose di strumentalizzare questa importante questione delle ondate migratorie per seminare il nazionalismo, la xenofobia e il razzismo tra la gente.

Il nostro Partito invita il popolo, il movimento operaio e popolare ad essere vigili e intensificare la solidarietà con i rifugiati e gli immigrati, chiedendo:

- La fine degli interventi imperialisti e delle guerre di Ue-Usa-Nato. Nessuna partecipazione greca in esse.
- L'abolizione del Regolamento di Dublino, dell'accordo di Schengen, di Frontex e di tutti gli altri meccanismi repressivi dell'UE.
- No alle misure di repressione alle frontiere dell'Unione europea.
- Transito immediato dei profughi dalle isole e valichi di ingresso nei paesi di loro destinazione finale, sotto la responsabilità dell'Unione europea e delle Nazioni Unite.
- La creazione di centri di accoglienza decenti. L'aumento del personale e il potenziamento delle infrastrutture per il salvataggio, l'identificazione, l'assistenza e il transito sicuro verso i valichi di uscita del paese.

Cari compagni,

La nostra regione, la regione tra Europa e Asia, il Mar Nero e il Medio Oriente, la regione del Mediterraneo orientale attrae come un magnete centinaia di aerei e navi da guerra, così come ogni altro tipo di apparato militare.

Contingenti militari provenienti da decine di paesi, membri o meno della NATO, partecipano costantemente a esercitazioni militari e alcuni sono già stati impiegati in battaglie in Siria, Iraq, Ucraina, ecc. Quello che abbiamo descritto è solo la punta dell'iceberg dell'intensa concorrenza interimperialista, che mette in pericolo i popoli.

Questa è una competizione che riguarda la ripartizione delle materie prime, delle vie di trasporto delle merci, delle quote di mercato. In breve, riguarda il profitto capitalistico, che è la forza motrice della società capitalistica. Una società che si basa sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

Negli ultimi anni, a causa delle conseguenze delle controrivoluzioni nei paesi ex-socialisti e anche a causa della crisi del capitalismo che ha rimescolato le carte per via dello sviluppo capitalistico ineguale, possiamo vedere l'acuirsi della concorrenza interimperialista. Il cosiddetto "mondo multipolare", non è altro che un mondo di duri scontri interimperialisti, condotti con mezzi economici, diplomatici e militari, che come è noto "la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi".

Sappiamo tutti che in Ucraina c'è stato l'aperto intervento di Stati Uniti, Ue e Nato nel quadro della concorrenza con la Russia, mentre sono da lungo tempo rovesciati i rapporti precedenti di cooperazione e di integrazione all'interno dell'Unione Sovietica socialista. L'intervento degli Stati Uniti-Nato-Ue, basandosi su forze nazionaliste e anche apertamente fasciste, ha portato il paese al collasso e a uno spargimento di sangue indicibile.

Assistiamo a sviluppi simili nella regione del Medio Oriente, dove c'è stato il tentativo di dirottare e sfruttare l'anelito per i diritti sociali e democratici del popolo. Attraverso il veicolo della cosiddetta "primavera araba", abbiamo visto il tentativo di "ricomporre" le alleanze internazionali nella regione e di operare alcune modernizzazioni borghesi. Gli Stati Uniti, l'Unione europea e i loro "alleati" della regione, come i regimi autoritari del Golfo e della Turchia hanno addestrato e sostenuto i jihadisti dello "Stato islamico" al fine di far avanzare i loro piani.

Lo stesso vale per gli sviluppi in Siria, dove, dopo gli interventi di Ue, Stati Uniti e Nato, il nodo degli antagonismi è stato ulteriormente complicato dalla Russia. L'odore della polvere da sparo va oltre la regione del Medio Oriente e il Mediterraneo orientale è minacciato. Esiste un reale pericolo che l'intera regione possa esplodere.

Sono proprio queste grandi contraddizioni nella regione che aumentano il rischio di una generalizzazione dei conflitti militari, perché nella nostra regione più ampia stanno entrando in conflitto i vari centri imperialisti: gli Stati Uniti, la Nato e l'Ue, le vecchie e le nuove potenze emergenti come la Russia, la Cina, la Turchia, Israele, le monarchie arabe del Golfo, con un reale pericolo di una maggiore partecipazione di altri paesi, come la Grecia.

Il governo SYRIZA-ANEL in soli 7 mesi di governo ha proposto la creazione di una nuova base Nato-Usa sull'isola di Scarpanto, l'istituzione di un'unità di commando e controllo multinazionale a Creta, così come l'espansione e il rafforzamento della base di Suda. Sarebbe anche pronto ad accettare la richiesta degli Stati Uniti di stazionamento dei famosi droni dell'aviazione statunitense sul territorio greco e in particolare a Creta, con l'obiettivo di bombardare la regione e, naturalmente, creare nuove ondate di profughi e immigrati. Saranno ancora una volta i popoli a pagare il prezzo per questo, anche il popolo greco.

La questione della ZEE (zona economica esclusiva) porta più chiaramente alla ribalta il confronto selvaggio tra le potenze imperialiste, vecchie e nuove, fattore che rischia di intrappolare ulteriormente il nostro Paese nel pericolo di essere coinvolto in una guerra imperialista al fianco di una o dell'altra alleanza predatoria.

La partecipazione dei governi greci in questi piani serve gli interessi del capitale greco che mira ad aumentare la quota nella nuova spartizione dei mercati, cioè nella rapina ai popoli.
Il governo greco, per conto della borghesia greca, del capitalismo greco, sta avanzando l'obiettivo di trasformare la Grecia in un polo energetico e quindi coinvolgere il paese nella competizione per le vie di trasporto dell'energia e di condotte come il gasdotto trans adriatico TAP
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Non possiamo comprendere appieno questi sviluppi e, cosa importante, esaminare il da farsi se non studiamo alcuni fattori:

Ad esempio, il carattere sincronico della crisi economica del capitalismo negli ultimi dieci anni che ha colpito le maggiori potenze capitaliste. È dubbio che questi Stati possano conseguire una riproduzione allargata ai livelli pre-crisi. Questa crisi è dovuta alla natura del sistema capitalista e ne mostra i limiti.

In queste condizioni, accelerano i riallineamenti nei rapporti di forza tra gli Stati capitalisti. Stanno emergendo nuove potenze che cercano una nuova spartizione dei mercati a loro vantaggio. Ci provano con qualsiasi mezzo, economico e diplomatico, con compromessi e accordi fragili, ma quando ciò non è possibile è previsto il ricorso ai mezzi militari. E' così che funziona il sistema di sfruttamento capitalistico.

Che "la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi" è un'affermazione che conferma tutta la sua validità. Quando il sistema non può servire gli interessi predatori della classe dominante, ricorre alla guerra aperta. Ciò è stato dimostrato molte vole nella storia.

Non dobbiamo dimenticare che prima delle due guerre mondiali precedenti, erano scoppiate grandi crisi globali del capitalismo.

Si tratta di una grossolana inesattezza storica quella che viene detta e scritta nei libri di storia, nei manuali di economia politica borghese, impartiti come insegnamento nelle scuole e nelle università, ripetuta da varie forze socialdemocratiche, come SYRIZA in Grecia, proclamata ad alta voce dalle forze opportuniste nel movimento comunista, ossia che la grande crisi del capitalismo del periodo 1929-1932 sia stata risolta grazie alla gestione keynesiana! Questo espediente è usato per giustificare la formula di gestione antipopolare, la loro strategia antipopolare, come quella di SYRIZA nel nostro paese.

Infatti, la crisi è stata infine superata dall'enorme distruzione delle forze produttive nella seconda guerra mondiale e dall'economia di guerra conseguita. Queste non sono questioni teoriche e accademiche. Si tratta di questioni che devono essere apprese e comprese dai giovani. Si tratta di esperienze storiche che devono essere utilizzate per interpretare gli sviluppi attuali, capire dove stanno andando le cose, che cosa dovrebbe essere fatto per sbarazzarsi di questa barbarie.

Il sistema capitalista, soprattutto oggi quando è nella sua fase più alta e finale dell'imperialismo, non è in grado di offrire nulla di positivo ai lavoratori, ai popoli, ma solo un'intenso sfruttamento di classe, oppressione, cruda barbarie, crisi economiche e guerre.

Tutto ciò dimostra una grande verità ai popoli di tutto il mondo: che la crisi capitalista e guerra la imperialista vanno insieme.

Ecco perché oggi è estremamente importante lo slogan che "il popolo e in particolare i giovani non devono versare sangue per gli interessi del capitale, per gli sfruttatori".

E per quanto riguarda i lavoratori dei nostri paesi, non si illudano di essere tutelati dalla partecipazione dei nostri paesi nelle organizzazioni imperialiste, l'UE e la NATO, che sono accettate da tutti i partiti borghesi, liberali e socialdemocratici, di sinistra e destra, e in Grecia veicolate da tutti i partiti: da ND a SYRIZA fino alla nazista Alba Dorata.
Non si illudano di essere tutelati dalla logica coltivata dai vari partiti secondo cui le persone dovrebbero scegliere il blocco di potenze imperialiste, il blocco di alleanze geopolitiche internazionali per cui schierarsi.

Sono cose completamente diverse per il potere operaio e popolare, utilizzare le contraddizioni esistenti e i diversi interessi dei paesi capitalisti o aderire a un'alleanza imperialista, a un'unione di Stati capitalisti, con l'illusione che questo potrebbe beneficiare la classe operaia e il popolo e la prospettiva del potere popolare, il socialismo.

Crediamo che il movimento comunista debba utilizzare le contraddizioni interimperialiste con l'obiettivo di indebolire le alleanze imperialiste, destabilizzando il potere capitalista nel proprio paese o di un altro paese, che sia il paese aggressore o quello sotto attacco.

Per un PC utilizzare correttamente le contraddizioni interimperialiste significa non lasciarsi intrappolare nei piani di qualsiasi centro imperialista, difendere gli interessi vitali della classe operaia nel proprio paese, nella regione e a livello internazionale.

In questa direzione, il KKE cerca di evidenziare attivamente le conseguenze per la classe operaia e popolare della partecipazione del nostro Paese nelle unioni imperialiste, nei loro interventi, nella guerra imperialista. Noi combattiamo contro gli slogan nazionalisti e irredentisti. Lottiamo per isolare le forze fasciste e i sostenitori dell'euro-atlantismo, per isolare tutti coloro che operano in funzione dello sviluppo di una "corrente favorevole alla guerra".

Il nostro Partito pone direttamente la questione del ritiro della Grecia da tutte le alleanze imperialiste, come la Nato e l'Ue, sottolineando che tale ritiro può essere garantito dal potere operaio e popolare, dal percorso di sviluppo socialista.

Allo stesso tempo, sottolineiamo che la lotta per la difesa dei confini, dei diritti sovrani della Grecia, dal punto di vista della classe operaia e degli strati popolari, è indissolubilmente legata alla lotta per il rovesciamento del potere del capitale e, naturalmente, non ha nulla a che fare con la difesa dei piani dei diversi poli imperialisti o dalla difesa della redditività dei vari consorzi monopolisti.

La classe operaia, gli strati popolari e la loro gioventù, a nostro avviso, hanno una sola scelta: devono mettere fine al sistema che dà origine allo sfruttamento, alle crisi e alle guerre; dirigere le forze militanti insorgenti verso il rovesciamento del capitalismo e la costruzione della nuova società socialista.

Cari compagni,

Oggi la borghesia, beneficiando del saldo negativo di forze a noi sfavorevole a livello internazionale, sta portando avanti un'offensiva ideologica, sta cercando di conquistare non solo la tolleranza passiva ma il sostegno attivo delle masse della classe operaia e popolare per i suoi piani imperialisti, per le questioni inerenti agli interventi imperialisti e alle guerre.

A tal proposito, al di là della questione della difesa della "patria" vengono utilizzati altri nuovi pretesti come la "promozione della democrazia", le "ragioni umanitarie", la "guerra al terrorismo", la "lotta alla pirateria", "la non diffusione di armi di distruzione di massa", la "prevenzione dell'immigrazione e dei rifugiati", la "tutela delle minoranze religiose e nazionali", ecc.

Purtroppo, ci sono ancora forze che si definiscono "di sinistra", "progressiste" e laburiste, che accettano tali pretesti imperialisti.
Riteniamo che le forze che partecipano al Partito della Sinistra europea e hanno votato a favore dell'intervento della Nato in Libia e accettano gli argomenti imperialisti per quanto riguarda la Siria, hanno enormi responsabilità. Avevano un atteggiamento simile rispetto i precedenti interventi imperialisti in Jugoslavia, Afghanistan e Iraq.

Nelle condizioni in cui si stanno acuendo le contraddizioni interimperialiste, i lavoratori non devono nutrire illusioni che sia possibile evitare la guerra tramite "tavole rotonde" o "sistemi di sicurezza regionali". Gli avvenimenti in Siria, Ucraina, ecc, dimostrano che quando il "percorso di pace" per la risoluzione del problema della spartizione dei mercati resta nell'ambito del capitalismo, dell'imperialismo, resta una sola via d'uscita: la nuova divisione dei mercati e delle sfere di influenza con la violenza, i conflitti militari, nuove guerre imperialiste.

Il movimento comunista deve avere una posizione ideologica-politica di classe decisamente indipendente e lottare contro ogni tentativo di cooptare le persone agli obiettivi delle borghesie, siano esse sezioni vecchie o emergenti della classe borghese.

E' particolarmente importante per il movimento comunista avere un fronte ideologico-politico coerente contro ogni potenza imperialista, indipendentemente da come si presenti.

Cari compagni,

Non dobbiamo trascurare il fatto che, nel contesto di aspra concorrenza, che alternativamente si esprime come guerra economica, politica o diplomatica, c'è il confronto sul Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP). Il TTIP sta procedendo molto lentamente, poiché sezioni delle borghesie francesi e tedesche ritengono che le proposte degli Stati Uniti siano un "cavallo di Troia", al fine di garantire l'egemonia statunitense in Europa nel medio termine.

Le recenti azioni degli Stati Uniti per denunciare lo scandalo delle emissioni inquinanti della Volkswagen e i tentativi similari sui fondi illegali di Siemens sono esempi dell'acuirsi della concorrenza tra Stati Uniti e Germania nella sfera dell'economia. Sta diventando evidente che la pressione degli Stati Uniti in Germania è in aumento, al fine di far avanzare il TTIP.

Un altro fronte è il confronto in corso all'interno della stessa Unione europea intorno a questioni dell'ulteriore approfondimento o meno dell'unificazione capitalistica, dove la Francia, l'Italia e in modo più discreto la Gran Bretagna (nel medio periodo) contestano il primato della Germania.

Inoltre, il confronto di Usa-Ue contro la Russia a riguardo dell'Ucraina è una questione particolarmente importante, collegata alle politiche energetiche in Europa e altrove.

Un altro aspetto importante è l'aggravamento delle contraddizioni tra Usa e Cina, nella prima fase sul piano economico mentre vi è un'intensa attività sul piano militare e per il controllo del Pacifico.

All'interno del quadro della competizione tra Stati capitalisti più o meno forti, restano irrisolte una serie di contraddizioni e conflitti per la delimitazione dei diritti sovrani nella regione del Mediterraneo orientale, che è ricca di idrocarburi. Esempi caratteristici ne sono: la guerra tra Israele e Libano, la questione di Cipro, la questione palestinese e la contraddittorietà delle relazioni tra Israele e Turchia.

Tutti questi aspetti concorrono al pericolo di uno scontro imperialista generale nel Medio Oriente, in Eurasia e nel mondo in generale e sono giustamente fonte di preoccupazione per i comunisti.

Cari compagni,

E' vero che la borghesia del nostro paese non è unita per quanto riguarda quale formula contribuisca alla ripresa capitalista nel modo più rapido e stabile. Questo è vero anche per la borghesia a livello europeo e internazionale. Si sta manifestando l'intero spettro di contraddizioni interimperialiste nelle varie formule e variazioni. Si modificano spesso assi e contro-assi, mentre risulta chiaro che il sistema capitalista, in particolare nell'Europa capitalista, non potrà più utilizzare le misure keynesiane, gli investimenti produttivi statali e le prestazioni sociali, nello stesso modo che in passato per stimolare i mercati.

Le formule di gestione liberale e keynesiana della crisi si confrontano su questo terreno, entrambe tuttavia con le stesse finalità di classe. Questi modelli di gestione si sono spesso alternati nel corso del 20° secolo e, naturalmente, non hanno impedito cicli di crisi economica, decine di guerre locali per la spartizione dei mercati o per modificare le prime posizioni nella piramide imperialista.

La natura della strategia e della tattica dei partiti non è determinata dal modo in cui si definiscono ideologicamente (sinistra, socialista, comunista), ma da come si comportano in relazione agli interessi fondamentali delle classi nella società e in particolare in relazione alle due principali classi opposte: la borghesia e la classe operaia. Inoltre è definita dal modo in cui trattano gli ceti sociali intermedi, caratterizzati da significativa stratificazione e differenziazioni di interessi, nonché da una certa comunanza di interessi con la classe operaia.

Una politica di sostegno degli interessi generali della classe borghese è stata seguita non solo dai partiti liberali borghesi ma anche dai partiti di sinistra, socialisti o addirittura comunisti che invitano la classe operaia e gli strati popolari a contribuire e sostenere gli obiettivi della classe capitalista, quali: la "ricostruzione produttiva", la "valorizzazione della produzione e dell'economia nazionale", la "modernizzazione", le strutture economiche e politiche borghesi, ecc. In altre parole, stanno spingendo il popolo a lottare sotto una falsa bandiera, invece della propria, inducendolo a scegliere tra i vari governi antipopolari per la gestione del sistema.

Come accade anche nel nostro paese, mentre i partiti borghesi e socialdemocratici più vecchi sono in declino, le persone vengono intrappolate nella questione del governo, nella riforma del sistema politico borghese.

In queste condizioni possiamo osservare la fluidità e la mobilità nei partiti borghesi, sia di quelli a ideologia liberale che socialdemocratica.

Nelle condizioni di crisi economica prolungata in Grecia, abbiamo visto da un lato l'emergere del nazionalsocialismo-fascismo come partito parlamentare, staccatosi da Nuova Democrazia, e d'altra parte il raggruppamento della socialdemocrazia, attraverso la formazione di SYRIZA, anche assimilando forze opportuniste che erano sorte nel corso degli ultimi 25 anni.

Permane nello frattempo una fluidità nel centro-sinistra, tra la socialdemocrazia del PASOK, e nel polo opportunista la corrente del movimento comunista (ANTARSYA, Unità Popolare e altre forze che si proclamano come nuovo partito rivoluzionario dei lavoratori).

Il nostro partito studia questi riallineamenti che hanno avuto conseguenze negative anche sull'influenza elettorale del KKE nel corso degli ultimi 3 anni, nonostante il partito mantenga forze significative nel parlamento nazionale e in quello comunitario e soprattutto la capacità di intervenire in modo militante in situazioni di ripiego e combattività del movimento. Il KKE è in grado di influire sulle forze sociali ben oltre la sua influenza elettorale: nelle lotte degli operai, dei contadini e del popolo per la loro sopravvivenza.
Certi "sostenitori" apparentemente interessati al rafforzamento del KKE, ci criticano (con un tono meno aspro dopo l'esperimento fallito di SYRIZA) perché non intendiamo promuovere la cooperazione con SYRIZA o con alcune sezioni di essa nell'obiettivo di arrestare la spirale discendente degli standard di vita del popolo e solo successivamente affrontare la lotta verso il socialismo.

Essi propongono di adottare nuovamene una linea politica che è già stata provata e testata in Grecia, ad esempio con la cooperazione con il governo di George Papandreou dopo la liberazione nel 1944 o il sostegno fornito all'Unione di Centro dall'EDA (il Fronte Unito della Sinistra dove erano attivi i comunisti) nel 1960 prima della dittatura militare. In molti stati capitalisti europei prima della crisi sono state testate forme alternative di gestione del sistema (sono state sperimentate sia formule di centro-sinistra che formule di centro-destra) con la partecipazione di partiti comunisti e altri partiti opportunisti, di rinnovamento, come amano definirsi, partiti sorti dalle scissioni dei PC. Abbiamo visto all'opera persino governi con la partecipazione di partiti di estrema destra, come in Austria, Paesi Bassi, Norvegia, ecc, anche se relativamente di breve durata. Abbiamo visto alternanza tra partiti con differenti formule di gestione borghese pure in America Latina.

Ci propongono di ignorare il rapporto tra politica ed economia; ci dicono di dimenticare che i monopoli prevalgono ovunque nell'economia e sulla sovrastruttura e vengono rafforzati dalla centralizzazione del capitale; di trascurare che l'integrazione della Grecia nell'Ue, in realtà, impone maggiori impegni e dipendenza, nuove restrizioni e cessioni di diritti e poteri.

Essi suggeriscono di scordare il fatto che i rapporti capitalistici sono estesi alla produzione agricola, all'istruzione, alla salute, alla cultura, allo sport, ai mass media; che c'è una maggiore concentrazione di capitali nella produzione, vendita al dettaglio, edilizia, turismo. Che con l'abolizione del monopolio statale nel settore delle telecomunicazioni, dell'energia e dei trasporti, si sono sviluppate le imprese basate sul capitale privato. Colossi monopolistici europei sono pronti a balzare sulla preda come corvi, per acquistare immobili, aziende, terreni, mentre monta l'interesse attorno alla prospettiva di estrazione di idrocarburi nei mari Egeo e Ionio e nella regione meridionale di Creta.

Dovremmo dimenticare che i capitalisti, i monopoli sono la classe economicamente dominante, mentre il governo e il parlamento sono i loro strumenti.

E che SYRIZA, come partito di governo, accetta i monopoli, l'Unione europea, le imprese capitalistiche, la loro competitività, come forza motrice dell'economia.

SYRIZA ha svolto un ruolo particolarmente importante per la classe borghese, soprattutto al fine di evitare l'instabilità politica in condizioni di una prolungata crisi economica e di forte riduzione delle entrate salariali e pensionistiche. Solo un partito con riferimenti socialdemocratici, come SYRIZA, poteva contenere la protesta popolare di massa, come ha ammesso lo stesso Juncker.

Alcuni partiti, di varie sfumature politiche, hanno elevato come questione principale, attorno alla quale costruire la base per la cooperazione delle forze anti-memorandum, la questione di affrontare la situazione "neo-coloniale" che avrebbe avvolto il Paese, che sarebbe sotto tutela e sotto il tallone della Troika. Si dice che il paese abbia perso o sia prossimo a perdere il suo status e l'indipendenza nazionale.

Certo, la Grecia ha una posizione subordinata all'interno delle alleanze imperialiste a cui partecipa (Ue, Nato, Fmi, ecc). Questa posizione, tuttavia, deriva dalla sua forza economico-politico-militare come stato capitalista. E' dalla forza di ognuno che discendono rapporti ineguali tra stati capitalisti-alleati (relazioni antagoniste che possono anche portare alla rottura e alla guerra), che non negano la base comune dell'alleanza. La storia ha dimostrato i pericoli legati allo sviluppo ineguale degli stati capitalisti: i rapporti antagonistici ineguali quando non vengono risolte le differenze con metodi politici ed economici, portano questi stati a scegliere metodi militari, la guerra, la violenza di stato. Il capitalismo non solo promuove l'internazionalizzazione del capitalismo, le varie forme di unioni imperialiste, formali o informali, e non è solo permeato di cosmopolitismo, ma anche di nazionalismo e tensioni belligeranti.

Tutti i partiti vedono il problema greco come un problema europeo. Questo punto di vista è accompagnato dalla tesi che non ci possono essere cambiamenti a livello nazionale favorevoli al popolo, al di là dell'alternarsi di governi, vale a dire i cambiamenti nel personale politico del sistema e non nell'economia. Pertanto il popolo non può lottare per un'altra società socialista. Si favorisce la visione utopica e compromissoria che i cambiamenti radicali, si verificheranno contemporaneamente in tutta Europa o in tutto il mondo oppure da nessuna parte. I governi di "sinistra", come SYRIZA-ANEL, con questo slogan, chiedono la conciliazione verso il nuovo deterioramento del tenore di vita delle classi operaia e popolare.

La Grecia oggi ha un grande potenziale produttivo non utilizzato, che può essere liberato solo attraverso la socializzazione dei mezzi di produzione da parte del potere operaio e popolare, con la pianificazione centrale scientifica della produzione e il controllo operaio a tutti i livelli della sua organizzazione.

Abbiamo avanzato l'idea che esistono oggi i presupposti per soddisfare non solo i bisogni del popolo in generale, ma anche i bisogni contemporanei. Che si può abolire la disoccupazione, ridurre l'orario di lavoro, aumentare il tempo libero. Per garantire un futuro certo ai figli dei lavoratori, per migliorare in modo stabile e sostanzialmente gli standard di vita del popolo. In modo che lo sviluppo non entri in conflitto con l'ambiente, in modo che la salute si basi sulla prevenzione, perché vi sia una rete estesa di servizi esclusivamente pubblici e gratuiti, e molto altro. La famiglia e soprattutto le donne devono essere liberate dalla cura esclusivamente privata di bambini, anziani e malati cronici. Dovrebbero esser previsti estesi servizi sociali per sostenere la maternità e azioni positive per conciliare la maternità con il lavoro sociale, in modo che le donne abbiano più tempo a disposizione per l'attività culturale e sociale e per partecipare al controllo operaio.

La Grecia possiede importanti fonti energetiche nazionali, ingenti risorse minerarie, produzione industriale, artigianale e agricola in grado di soddisfare gran parte dei bisogni della popolazione, in particolare per soddisfare i bisogni di cibo ed energia, trasporti, la realizzazione di opere infrastrutturali pubbliche ed edilizia popolare. La produzione agricola è in grado di sostenere l'industria nei suoi diversi settori.

La posizione sostenuta da SYRIZA e da altri partiti che richiedono un nuovo "taglio" del debito, adottando la posizione del Fmi, è completamente diversa dalla posizione del KKE a favore della risoluzione unilaterale di tutto il debito e non della sua riduzione con equivalenti, nuove misure, nuovi memorandum, nuovi programmi antipopolari, privatizzazioni dei settori strategicamente rilevanti e di proprietà statale, ecc.

L'uscita dalla zona euro, come proposto da alcuni, o l'idea che l'euro non sia un feticcio, non hanno nulla a che fare con la posizione del KKE di disimpegno dall'UE.

La tesi del KKE che non ci debba essere alcuna partecipazione a nessuna unione imperialista, cosa garantita dal potere dei lavoratori, è completamente diversa dalla posizione di uscita dall'Unione europea per agevolare la partecipazione di altri centri capitalistici.

La proposta del KKE di governo del potere operaio e popolare non ha nulla a che fare con la proposta di SYRIZA di un governo di "sinistra". Soprattutto ora che il popolo greco ha avuto modo di sperimentare sulla propria pelle "un primo e un secondo governo di sinistra", che vota per i memorandum e le misure antipopolari.

Nel primo caso stiamo parlando del cambiamento radicale del potere politico, nel secondo parliamo di un mero cambiamento di governo, che opererà all'interno della stessa struttura dei governi precedenti, poiché sono i monopoli e il capitale a determinare le decisioni e le scelte fatte per la ripresa economica.

Compagni,

Il nostro partito a partire dall'inizio degli anni 1990 ha affrontato la visione riformista e opportunista che stiamo vivendo nell'era del ritorno al liberalismo, denominato neoliberismo. A questo punto di vista consegue che sia necessario stabilire un fronte anti-neoliberista. Questa posizione è dominante anche oggi e anzi viene persino usata per spiegare la causa fondamentale della crisi. Si tratta di una costruzione ideologica che è ampiamente utilizzata da SYRIZA e dalla socialdemocrazia in generale. Abbiamo esposto, con argomenti concreti, che l'abbandono della gestione keynesiana è stata una scelta obbligata per rispondere alle esigenze del capitale di riproduzione allargata, dopo la crisi generale all'inizio degli anni 1970.

Tuttavia, molti PC hanno promosso con entusiasmo i programmi keynesiani e su questa base la cooperazione con la socialdemocrazia. Questa posizione era basata sul fatto se la socialdemocrazia fosse attirata dal neoliberismo o meno. In questo modo, il fronte ideologico ad essa contrario è stato molto indebolito. In nome dell'unità della classe operaia (che guardava alla creazione di governi insieme con la socialdemocrazia o una parte di essa) i PC hanno attuato gravi concessioni ideologiche e politiche, mentre le dichiarazioni di unità da parte della socialdemocrazia non guardavano al rovesciamento del sistema capitalista ma alla sottrazione della classe operaia dall'influenza delle idee comuniste e all'alienazione di classe.

La grande eredità leninista è puntuale: la lezione che la vittoria della classe operaia, degli sfruttati, e anche lo sviluppo della lotta di classe non è possibile senza una lotta contro l'opportunismo, implacabile e senza compromessi. Che il contenuto della lotta era diverso nelle condizioni di sviluppo della rivoluzione borghese e che è differente oggi nell'era della transizione dal capitalismo al socialismo, nelle condizioni della fase suprema del capitalismo.

In ogni caso, nessun partito può diventare un partito di governo, se non fornisce le credenziali ai capitalisti come classe, al suo personale nazionale e internazionale. Ciò è stato confermato dalle azioni di SYRIZA. E' un mito che il suffragio universale nel capitalismo possa cambiare i rapporti di forza tra le classi contrapposte. Per questo motivo la questione se un governo basato sul parlamento possa contribuire ad avviare il processo rivoluzionario è infondata e utopica, diremmo completamente fuorviante sulla base dell'esperienza del 20° e della prima parte del 21° secolo.

Il KKE ritiene importanti tutte le forme di lotta in condizioni non rivoluzionarie, come quella di oggi, e utilizza la lotta elettorale e la sua presenza parlamentare per informare il popolo, per denunciare ciò che viene pianificato a sue spese, per impedire, per quanto possibile, sulla base dei rapporti di forza, le misure antioperaie e antipopolari, soprattutto per rafforzare la lotta di classe in modo che venga compresa dal numero più ampio di persone la necessità di conflitto totale.

In questo contesto, il KKE si concentra sul raggruppamento del movimento operaio e popolare, la costruzione dell'alleanza sociale, la crescita della lotta di classe, l'espansione dei legami del partito comunista con le nuove forze di lavoratori e lavoratrici, contadini e lavoratori autonomi, soprattutto con i giovani e le donne delle famiglie popolari, la costruzione di cellule di partito robuste in tutti i luoghi di lavoro, in tutti i settori strategici dell'economia.

La lotta contro il capitalismo, contro gli interventi e le guerre imperialisti, il nazismo e il fascismo che stanno di nuovo alzando la testa, richiede partiti comunisti forti nei nostri paesi, con una strategia di conflitto e di rovesciamento del sistema, con il coordinamento e l'azione congiunta, garantendo soprattutto l'attività strategica comune e la preparazione delle forze per lottare contro lo sfruttamento capitalistico, la barbarie imperialista e per spianare la strada per l'unico futuro di speranza per l'umanità, il socialismo.

Oggi è il momento che determinerà l'esistenza, la conservazione e il raggruppamento dell'avanguardia rivoluzionaria, in modo che sia in grado di dirigere la classe lavoratrice e le masse popolari verso la soluzione rivoluzionaria, quando l'umore delle masse e la situazione sia matura a causa dell'acuta crisi generale del potere borghese.

Il KKE, che ha assunto la responsabilità di organizzare incontri internazionali dopo le controrivoluzioni, proseguirà l'impegno, nonostante le difficoltà, sia all'interno degli Incontri Internazionali e anche attraverso altre forme, che a nostro avviso, non solo non entrano in contraddizione con gli IMCWP ma agiscono per rafforzare e promuovere l'attività congiunta e la formazione di una strategia rivoluzionaria unitaria del movimento comunista, sui principi del marxismo-leninismo e dell'internazionalismo proletario.

Come ha scritto il grande poeta comunista turco, Nazim Hikmet: "Abbiamo una forza secolare... Ci ergeremo vittoriosi anche se i nostri sacrifici sono grandi..." In questo mondo marcio "questa nave di pirati affonderà, contro i flutti o all'inferno, naufragherà. E costruiremo un mondo pieno di speranza, libero".